LA MANOVRA “SALVA ITALIA”

 

 

Il decreto legge del Governo Monti

 

La manovra finanziaria 2011 del Governo Monti è stata approvata ieri dal Consiglio dei Ministri e il presidente della Repubblica Napolitano ha firmato il decreto del Governo recante disposizioni urgenti per la crescita, l’equità, il consolidamento dei conti pubblici; il decreto è quindi ora emanato.

 

Tra le principali misure introdotte con il decreto c'è il capitolo previdenziale: vengono abolite le cosiddette quote e per i dipendenti dal 2012 sarà possibile uscire dal lavoro in anticipo rispetto all’età di vecchiaia solo con almeno 41 anni di contributi per le donne e 42 per gli uomini.

Le novità impattano anche sulle case con l’introduzione dell’IMU (anche per le prime case) e con la revisione delle rendite catastali. Se queste misure colpiscono tutti, altre sono riservate ai redditi alti: in particolare, la tassa sul lusso colpirà auto potenti, barche e aerei privati.

 

In sintesi

Quella varata dal Governo Monti costituisce, dal punto di vista formale, la quarta manovra del 2011. Dal punto di vista sostanziale, tuttavia, verrebbe da dire che è la prima idea di manovra di un provvedimento che sia il frutto di una sintesi, invece che una mera sommatoria algebrica di antitesi e prove di forza tra amici-nemici.

Gli interventi sulle pensioni sono durissimi, nella parte in cui escludono le indicizzazioni al costo della vita; ma sono anche assai meno equi intergenerazionalmente di quel che vorrebbero apparire, nella parte in cui fanno comunque salvo tutto ciò che è sino ad oggi maturato, senza distinguere i casi in cui un ragionevole e accettabile diritto acquisito sconfina in un arbitrario e inaccettabile privilegio acquisito.

L’anticipazione già dal 2012 dell’IMU, in sostituzione dell’ICI, è concepita in modo tale da determinare prelievi assai significativi anche sulle prime case: basta una casa di abitazione “normale” con una rendita catastale sui 1.500 euro per ritrovarsi a pagare più di 800 euro all’anno. Nonostante il giro di vite sulle Province (il massimo che si possa fare nelle more di una modifica costituzionale che le abolisca), i tagli ai costi della politica e dei partiti appaiono insufficienti rispetto ai sacrifici imposti ai cittadini. E così via.

I provvedimenti per la crescita, terzo paletto annunciato della manovra, appaiono ancora troppo marginali, pur nell’apprezzabilità di misure che rendono deducibile dalle imposte sul reddito l’IRAP riferibile al costo del lavoro e che premiano la capitalizzazione delle imprese.

Sulla lotta all’evasione, in controtendenza rispetto a scelte sempre compiute nel passato, è la mancata introduzione di condoni fiscali. Senza contare che l’abbassamento della soglia di tracciabilità a mille euro non è poca cosa e che, comunque, di misure contro l’evasione fiscale, talvolta anche eccessive, nell’ultimo biennio ne sono già state assunte più che a sufficienza.

 

L’uso del contante scende a 1.000 euro

Per contrastare l’evasione fiscale il decreto legge spinge verso i pagamenti tracciabili, con il nuovo limite per la circolazione del denaro contante: da 2.500 euro si scende a 1.000 euro.

Da martedì 6 dicembre sono diventate operative le nuove limitazioni all’uso del contante; l’importo delle transazioni in contanti, assegni bancari e postali al portatore, assegni circolari al portatore, vaglia cambiari e postali al portatore non potrà superare i 999,99 euro.

L’adeguamento riguarda anche i libretti di deposito al portatore il cui saldo, però, dovrà essere ricondotto sotto la nuova soglia entro il 31 dicembre 2012. La stretta all’uso del contante riguarda anche i pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni che dovranno usare d’ora in poi strumenti telematici e i conti correnti dei creditori. In contanti non si potranno pagare forniture per più di 500 euro, limite che include anche stipendi e pensioni.

A partire dal 2012 sugli operatori di settore gravano nuovi obblighi di comunicazione di dati di natura finanziaria: tali dati da comunicare devono essere riferiti alle movimentazioni, agli importi e a ogni altro elemento utile per la realizzazione di controlli fiscali.

Professionisti e centri elaborazione dati che gestiscano la contabilità dovranno prestare una particolare attenzione alle modalità con cui vengono pagate le fatture ed eseguiti i prelievi ed i versamenti fra soci e società, in quanto sono previste sanzioni fino a 3.000 euro per i professionisti che non le comunicano alle competenti autorità.

È questo uno dei pericolosi effetti delle novità apportate dal 1° comma dell’art. 12 del D.L. n. 201 del 6/12/11, in tema di riduzione del limite per la tracciabilità dei pagamenti che, ad oggi, non ha invece visto modificarsi l'impianto sanzionatorio di cui all’art. 58 del D.Lgs. n. 231/07.

Previste anche sanzioni penali per chi mente al Fisco in caso di controlli; esibendo documentazioni false rischia le pene previste dal D.P.R. n. 445/2000.

 

Aiuti alla crescita economica

Nella manovra del Governo Monti, che deve però ancora passare il vaglio del Parlamento, è contenuta fra le altre anche una misura volta a favorire la capitalizzazione delle imprese.

Tale misura, il cui acronimo è ACE e significa Aiuto alla Crescita Economica, in buona sostanza è rivolta alle società e premia quelle che incrementano il proprio patrimonio mediante versamenti in denaro (compresi gli apporti dei soci senza obbligo di restituzione), sia trattenendo gli utili in azienda.

Il meccanismo attraverso cui opera l’agevolazione prevede l’applicazione di una percentuale sull’incremento (un rendimento figurativo) che incorpora il rischio d’impresa.

Il rendimento in parola, per i primi tre anni di applicazione della norma è fissato nella misura del 3% e genera una deduzione dall’IRES e dall’IRPEF (ma non dall’IRAP) nell’anno dell’aumento patrimoniale ed in tutti quelli successivi, fino a quello in cui il patrimonio non subisce un decremento a causa di un’assegnazione o di un rimborso ai soci.

Inoltre, il versamento dei soci (o comunque lincremento patrimoniale), rileva dalla data di effettuazione ed è ragguagliato al tempo. Ad esempio un aumento di capitale mediante versamento dei soci di 1milione di euro effettuato in data 1 luglio 2011, rileverà per l'importo di euro 500mila nel primo anno (nel 2011 dunque) e per 1milione di euro negli anni successivi.

 

Detassazione degli incrementi di capitale proprio

Subito efficace la nuova detassazione degli incrementi di capitale proprio introdotta dalla manovra del Governo Monti. Le società che, entro il prossimo 31 dicembre, aumenteranno il patrimonio netto potranno usufruire dell'incentivo già nel versamento Ires del 16 giugno 2012. L'aiuto alla crescita economica («Ace») premia le società che incrementano il patrimonio sia con aumenti di capitale in denaro (compresi gli apporti dei soci senza obbligo di restituzione) sia trattenendo gli utili in azienda.

Il meccanismo, se si escludono alcune situazioni limite, è molto semplice. Sull'incremento patrimoniale viene riconosciuto un rendimento calcolato con una determinata percentuale che incorpora il rischio di impresa. Questo rendimento, che per i primi tre periodi di applicazione della norma è fissato al 3%, genera una deduzione dall'imponibile Ires o Irpef (non invece per l'Irap) valida nell'anno dell'aumento e in ciascun esercizio successivo fino a quando il patrimonio non diminuisce a seguito di assegnazioni o rimborsi ai soci. Considerando l'aliquota Ires del 27,5%, si può affermare che il risparmio fiscale effettivo dell'Ace (con il rendimento del 3%) è, per ogni anno, pari allo 0,825% dell'incremento patrimoniale.

Ad esempio, dopo tre anni, un aumento di patrimonio di un milione consente un risparmio di 24.750 euro. I versamenti dei soci rilevano dalla data di effettuazione. Quindi, per il primo anno, con ragguaglio al tempo. Ad esempio: un versamento soci di 1 milione effettuato il 1° luglio 2011, si considera in questo esercizio limitatamente a 500mila euro, mentre dal 2012 varrà per l'importo effettivo.

 

Imposta sulla casa

L’imposta municipale sul mattone è unica, ma la disciplina è di fatto divisa in due. Quella sull'abitazione principale viaggia con aliquota di riferimento ridotta (4 per mille), modificabile dai sindaci in alto o in basso del 2 per mille, ha una maxi-detrazione da 200 euro e finirà integralmente nelle casse dei sindaci; quella sugli altri immobili, dalle seconde case ai negozi, dagli impianti produttivi ai centri commerciali, manterrà l'aliquota di riferimento al 7,6 per mille, come previsto dal decreto sul federalismo municipale, sarà ritoccabile dai sindaci del 3 per mille e sarà divisa a metà fra Stato e Comuni. Questi ultimi, comunque, dovranno continuare ad accertare e riscuotere anche la quota statale.

È questa, nelle versioni del decreto «salva Italia», l’architettura delle misure degli enti locali, in un pacchetto che, se sarà confermato dal testo che verrà pubblicato in «Gazzetta Ufficiale», potrebbe non dispiacere agli amministratori locali. In questo modo, infatti, si potrebbe evitare l'ulteriore inasprimento del Patto di stabilità, presente nei testi della manovra circolati dopo il consiglio dei ministri, contro cui i Comuni erano pronti a fare le barricate.

 

Detrazioni del 55%

E’ arrivata la proroga per tre anni della detrazione fiscale del 55% sugli interventi di riqualificazione energetica degli edifici.

Questa proroga detrazioni fiscali 55% sul risparmio energetico ha alcune modifiche come l’introduzione di tetti di spesa e la rimodulazione degli incentivi per le detrazioni fiscali del 55% in funzione agli interventi che si faranno nell’edificio. Verranno introdotti dei tetti di spesa specifici e per alcuni interventi è stato proposto l’abbassamento della spesa massima detraibile con le detrazioni.

Anche la detrazione fiscali per elettrodomestici ad alta efficienza è stata riproposta e per alcuni interventi come ad esempio infissi o piccole caldaie è allo studio la riduzione che passa dal 55 al 41% della percentuale di detrazione fiscale.

Sicuramente la procedura dell’Europa contro l’Italia sull’efficienza energetica degli edifici è uno stimolo in più per inserire la detrazione del 55% nel Decreto Sviluppo da parte dei politici.

Il secondo capitolo del Decreto per lo Sviluppo è stato riservato alle Infrastrutture per rilanciare le grandi opere, e l’idea è quella di sostituire i contributi pubblici con tagli a Irap e Ires per i privati che decidano di investire nei lavori pubblici.

La detrazione del 36% delle spese per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, invece, viene integrata nel TUIR al pari delle altre detrazioni stabili senza, pertanto, essere più vincolata ad alcuna scadenza.

 

Aumento dell’Iva

Tra le misure contenute nella manovra c’è un aumento del 2% delle aliquote Iva, che scatterà dal secondo semestre 2012. L'aumento dell'Imposta sul valore aggiunto è a copertura della delega fiscale del precedente Governo che ha previsto risparmi di 4 miliardi nel 2012 tagliando sgravi e agevolazioni. Quanto all'aumento del gettito derivante dal ritocco delle aliquote, c'è un impegno esplicito del Governo a promuovere interventi che privilegino le famiglie: un progetto da costruire con le Regioni per poter restituire potere d'acquisto ai nuclei familiari, definite "cellule fondamentali" della società.

Si tratta di un aumento di 2 punti percentuali che dovrebbe riguardare tanto l’aliquota ordinaria quanto quella ridotta del 10%.

 

La riforma delle pensioni

La riforma della previdenza salva i diritti acquisiti. La formula del contributivo pro rata – vale a dire l'applicazione del metodo di calcolo delle prestazioni correlato ai contributi, piuttosto che alle ultime retribuzioni – è esemplificativa. Infatti, la novità vale per i contributi accreditati dal 1° gennaio per quanti fino al 31 dicembre di quest’anno hanno beneficiato del metodo retributivo.

Il rispetto dei patti per il passato è uno dei fondamenti della riforma. Questo cardine si abbina con il concetto di equità, richiamato più volte sia dal premier Mario Monti che dalla titolare del Lavoro Elsa Fornero. Con la lente dell'equità si potrebbe allora leggere la previsione relativa alle Casse professionali: se entro marzo gli enti privati non garantiranno l'equilibrio a 50 anni tra entrate per contributi e uscite per pensioni, si applicherà loro il contributivo pro rata (dal 2012) e un contributo di solidarietà dell'1% per i pensionati. Quest'ultima misura in qualche modo compenserà le prestazioni troppo generose finora pagate dalle Casse: in alcuni casi bastano sei anni di pensione per recuperare tutti i contributi pagati durante la vita lavorativa.

Il rispetto dei patti, nell'equità, guida anche il capitolo delle esenzioni dalle novità della riforma. Restano fermi i vecchi requisiti di accesso (età anagrafica e contributi) e il regime delle decorrenze (le finestre di un anno per i dipendenti e di 18 mesi per gli autonomi) per quanti maturano il diritto alla pensione entro la fine di quest’anno. Per chi perfeziona 40 anni di contributi la finestra dovrebbe essere di 13 e 19 mesi (per i dipendenti e per gli autonomi). Inoltre, possono continuare ad andare in pensione a 57 anni le lavoratrici dipendenti (o a 58 le autonome) che hanno optato per il contributivo.

Restano fuori dalla riforma, ma solo entro un massimo di 50mila persone, anche altre categorie di lavoratori che, pur maturando i requisiti dopo il 31 dicembre 2011, hanno concluso il rapporto di lavoro prima del 31 ottobre 2011 per alcune causali. In primo luogo, rientrano nell'esenzione i lavoratori collocati in mobilità in seguito a un licenziamento collettivo e sulla base di accordi sindacali stipulati prima del 31 ottobre 2011; sarà richiesta quindi la formale conclusione della procedura a quella data e non solo il semplice invio della lettera di apertura. Inoltre, questi lavoratori dovranno maturare i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità.

Beneficiano dell'esenzione anche i lavoratori collocati in mobilità lunga, sempre per effetto di accordi collettivi stipulati entro il 31 ottobre 2011, e i lavoratori che a quella data erano già titolari di una prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà di settore. Infine, sono esonerati dalla riforma i lavoratori che, prima del 31 ottobre 2011, sono stati autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione oppure i dipendenti pubblici che abbiano chiesto di essere esonerati dal servizio nel corso del quinquennio antecedente la data di maturazione dell'anzianità massima contributiva fissata a 40 anni dalla normativa previgente.

E ancora, nel decreto in esame si prevede l’aumento graduale delle aliquote contributive dei lavoratori autonomi artigiani e commercianti, che sono incrementate progressivamente dal 1° gennaio 2012 dello 0,3% ogni anno, fino a raggiungere il livello del 22%.

 

 

06/12/2011

 

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