Analisi sui mercati finanziari a cura di Pierluigi Gerbino

Docente di Economia - 4° class. al Campionato Italiano di Trading Top Trader 2000

 

Anno 2008  -  Gennaio

 

 

 

 

 

COSA PORTERA’ LA BEFANA ?

 

COMMENTO

 

Casella di testo: Nessuno ha la sfera di cristallo. Le opinioni e le previsioni di questo report derivano dall’applicazione di tecniche di analisi e dall’esperienza diretta dell’autore. Si garantisce  scrupolo ed indipendenza nelle analisi. L’esattezza delle previsioni non può garantirla nessuno. Babbo Natale sembra voler portare ai mercati un po’ di rally per la fine dell’anno.

Non è il classico “Santa Rally”, come lo chiamano in America. E’ ben diverso da quello degli scorsi anni, quando si vedeva sugli indici quell’euforia tipica di chi constata che tutto sta andando per il verso giusto e stappa gli spumanti per festeggiare.

Quest’anno il finale del 2007 non è stato affatto glorioso e la maggiornaza dei mercati azionari occidentali può ringraziare i quadagni del primo semestre, che consentono agli indici di chiudere in positivo un anno a due facce: molto positiva la prima metà, ma ricca di incertezze, se non negativa, la seconda.

Peggio è andata alle due Cenerentole delle Borse, quella italiana e quella giapponese, che stanno accantonando un 2007 negativo intorno al -10%.

Sarà comunque un minirally, poiché la situazione reale sull’economia e sulla finanza americana non è di quelle che entusiasmano e poiché si parte da livelli bassini, che rendono molto improbabile un rimbalzo che vada oltre i precedenti massimi.

Tuttavia qualcosa di buono succederà, poiché in questi giorni, a causa della scarsa liquidità, è più facile del solito manovrare un po’ i listini per consentire ai promotori del risparmio gestito di raccogliere in gennaio ancora un po’ di soldi sull’azionario. Quando costoro andranno a far visita alla clientela perplessa ed incline a fuggire dal rischio, potranno consolarla affermando che il rimbalzo di fine anno mostra che la crisi è finita e che questo non è certo il momento di fuggire dalle borse ma piuttosto di investire ancora un po’ approfittando dei prezzi “di saldo”. Diranno che le borse non sono care, poiché “il rapporto Price/Earning non è ancora troppo elevato e ci sono ancora spazi di crescita per l’equity” (un po’ d’inglese non guasta mai ed in questo campo denota professionalità).

Diranno che le banche centrali stanno intervenendo massicciamente “a difesa dell’equilibrio finanziario mondiale” e la crisi dei mutui subprime è ormai agli sgoccioli poiché “tutto quel che poteva accadere è ormai scontato dai mercati”.

Punti di vista. Come quello dei guru delle 12 principali case di investimento Usa, che, intervistati dalla prestigiosa rivista americana Barron’s, come al solito, si sbilanciano quasi tutti con previsioni molto positive per il 2008, mentre i due più cauti si limitano a prevedere un modesto rialzo.

Serve a poco ricordare che questi esperti non ci azzeccano quasi mai, al punto che ci sono traders che interpretano le loro opinioni al contrario. Il popolo degli investitori invece ci crede. Inoltre non è abituato a verificare sui fatti le previsioni per l’anno precedente prima di dare affidamento a quelle per l’anno successivo.

Al di là di quel che dicono gli ottimisti prezzolati, e dato per acquisito il regalino di Natale, proviamo a riflettere su che cosa ci porterà invece la Befana, intendendo con ciò la prima parte del 2008.

In sintesi, ci sono alcune questioni che a mio parere renderanno molto difficile la prima parte dell’anno, e dovrebbero porre fine al lungo periodo di rialzo, iniziato nel 2003 e protrattosi fino ad

oggi. Parlo ovviamente dei mercati che contano e non del nostro, poiche il nostro mercato

tecnicamente ha già concluso la fase rialzista di lungo periodo e sta anticipando quel ribasso che secondo me interesserà nel 2008 gli altri principali mercati.

Intanto prendiamo atto che ogni mese che passa si accavallano previsioni sempre peggiori sull’economia americana e mondiale da parte delle principali istituzioni (FMI, OCSE, BCE e FED). Queste, che ad inizio anno erano preoccupate dell’eccessiva forza della crescita (infatti i tassi erano in salita) hanno progressivamente aumentato la consapevolezza dei rischi di “rallentamento”, che nei loro reports da “possibile” è poi diventato “significativo” per poi passare a “forte”. Non mancano ora coloro che cominciano a prevedere recessione nei prossimi trimestri. Le previsioni di uscita dalla fase di debolezza congiunturale erano dapprima fissate per la seconda meta del 2007. Ora la data della ripresa è stata generalmente spostata di un anno.

Il settore immobiliare doveva toccare il fondo quest’anno. Ora si parla di ancora molti mesi di crisi e si sposta la rinascita al 2009, mentre cominciano a diffondersi sintomi di contagio anche nel resto del mondo.

La crisi finanziaria provocata dai mutui subprime ed il conseguente credit crunch sembra assai più difficile da debellare del previsto. Negli ultimi giorni le Banche Centrali hanno immesso 500 miliardi di dollari di liquidità nel sistema. Una cifra impressionante e mai vista in precedenza. Ebbene, i tassi interbancari a breve, che sono significativamente al di sopra del tasso ufficiale di rifinanziamento, hanno flettuto di pochi centesimi, mostrando la quasi totale insensibilità del sistema agli stimoli monetari. La mossa delle Banche Centrali è stata un tentativo di agire senza abbassare troppo i tassi. Infatti l’impennata dell’inflazione non consente più di tagliare allegramente i tassi come nei mesi autunnali.

Però la successione degli eventi dimostra che il mercato creditizio non è così facile da muovere con le sole operazioni di mercato aperto, come quelle effettuate. Se in giro c’è sfiducia e questa sfiducia riguarda le stesse banche nei rapporti reciproci, il rischio che le misure espansive sul credito non sortiscano gli effetti sperati è molto elevato. Per questo interpreto la mossa delle Banche Centrali come il colpo della disperazione, perché se questa fallirà, come sembra, non vedo altre possibilità di agire che non siano inflazionistiche.

Le armi spuntate della politica monetaria devono quindi fronteggiare una situazione bancaria che a mio parere è ancora lungi dal trovare una via d’uscita. Le svalutazioni si susseguiranno ancora nel 2008, anche se il mercato sembra averne scontate già una buona parte (i prezzi delle principali banche sono crollati ben oltre il livello che gli annunci effettuati avrebbero reso congruo).

 

 

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