Analisi sui mercati finanziari a cura di Pierluigi Gerbino

Docente di Economia - 4° class. al Campionato Italiano di Trading Top Trader 2000

 

Anno 2010  -  Marzo

 

 

 

 

 

IL GRANDE DISEGNO

 

COMMENTO

 

Prima dell’avvio della campagna elettorale per le elezioni regionali il Parlamento ha fatto in tempo ad avviare l’approvazione della ventesima legge “ad personam” partorita dagli avvocati del cavalier B, quella cosiddetta sul “Processo Breve” e subito dopo della ventunesima, approvata alla Camera a marce forzate in pochi giorni: quella sul “legittimo impedimento”.

Casella di testo: Nessuno ha la sfera di cristallo. Le opinioni e le previsioni di questo report derivano dall’applicazione di tecniche di analisi e dall’esperienza diretta dell’autore. Si garantisce  scrupolo ed indipendenza nelle analisi. L’esattezza delle previsioni non può garantirla nessuno. La legge sul processo breve verrà trasformata il legge dello Stato dopo le elezioni amministrative di marzo. Tutti gli esperti presumono che verrà quasi subito inviata alla Corte Costituzionale (quella composta da comunisti) per una probabile bocciatura, ma intanto avrà svolto egregiamente il suo dovere attraverso le sue norme transitorie, che consentiranno di mandare al macero i due fastidiosi processi che impediscono al nostro mister B. di governare, i cosiddetti processi Mills e Mediaset. La rete di protezione preparata da Ghedini e Alfano (l’avvocato ad personam ed il ministro ad personam, che assomigliano al gatto e la volte di Collodi) è stata  pertanto completata, nell'attesa, con la rapida e blindata approvazione della norma ponte sul “legittimo impedimento”, che prevede che il premier sia sempre così occupato in attività istituzionali da non poter mai presenziare ai processi, che pertanto si dovranno bloccare. Questa norma gli consentirà di continuare ad intrattenere ospiti di vario genere alle feste di Palazzo Grazioli, di far visite private e di contenuto segreto all'amico Putin, di presenziare agli spettacoli del Bagaglino, di partecipare alle udienze civili per la separazione dalla moglie, dove occorre curare la spartizione del patrimonio, ma non di partecipare ai processi penali che lo vedono imputato. Il lavoro istituzionale, per il bene di quel popolo che lo ha proclamato premier, viene prima di tutto.

Tutto ciò in attesa della definitiva approvazione del processo breve, la vera e propria “soluzione finale”, sdoganata ultimamente anche dal silenzio di Fini. Scommetto che anche il Capo dello Stato lo firmerà senza obiettare, memore delle ingiurie che gli toccarono quando la Corte bocciò il Lodo Alfano.

Verranno così spazzati via tutti i processi a carico del Premier, che in questi mesi si sono rivelati assai più fastidiosi della famosa statuetta del Duomo, perché quella gli ha portato un po’ di dolore fisico, accompagnato però da un clamoroso recupero nei sondaggi e dalla fondazione del partito dell’amore, pietra miliare del processo di beatificazione che verrà aperto quando B., tra non meno di 100 anni, andrà al riposo eterno nel Mausoleo di Villa Certosa.

I processi invece sono fastidiosi e basta. Se terminassero con una condanna avremmo il primo premier delinquente di tutto l’occidente. Un primato che sicuramente inorgoglirebbe privatamente il nostro B. e gli permetterebbe di attribuirsi anche l’appellativo di “martire della giustizia”. Ma che causerebbe certamente l’imbarazzo degli altri leader occidentali, dall’amico Nicolas all’amica Angela, per non parlare dell’amico Barak, che cercheranno di evitarne la vicinanza nelle foto di gruppo o nei pranzi ufficiali.

Gli rimarrebbe soltanto la stima e la solidarietà dell’amico Vladimir e dell’amico colonnello, che notoriamente con la giustizia non vanno tanto per il sottile.

Per ottenere la prescrizione giudiziaria si è così messa in piedi una spaventosa macchina da guerra che, insieme ai due processi nel mirino, spianerà altri 100.000 dibattimenti tuttora in corso. Danni collaterali… che il popolo sopporterà in cambio del sommo bene di proteggere il suo leader dai plotoni di esecuzione dei Tribunali.

Non solo. Se non verrà bocciata dalla Corte Costituzionale prima che la riforma della Costituzione abolisca la Corte medesima, questa legge, che impone l’affossamento dei processi dopo un certo numero di anni, finirà per sancire l’impossibilità di punire i reati più nocivi e difficili da accertare, mentre gli unici processi che termineranno regolarmente saranno quelli sui reati dei poveracci, che si svolgono in una o poche sedute. I reati dei “colletti bianchi” richiederanno troppo tempo e finiranno in prescrizione, diventando automaticamente impunibili. Anche perché nel frattempo è in discussione in Parlamento la norma che impedisce le intercettazioni telefoniche e toglie agli inquirenti un’arma di indagine ormai essenziale per arrivare a scoprire molti reati moderni.

Prima lo Scudo Fiscale di Tremonti, che ha ripulito quasi 100 miliardi di euro di evasione fiscale ed esportazione illegale di capitali all’estero, rinunciando ad accertare ed incassare quasi 40 miliardi di imposte evase in cambio di 4 miliardi e mezzo di briciole (pochi, maledetti, ma subito!) che servono per tappare qualche buco al disastrato bilancio pubblico, ma incentivano le future evasioni.

Ora lo Scudo Legale, che rinuncia ad accertare i reati di 100.000 processi per “risolverne” 2, e crea le premesse per l’impunità futura di innumerevoli reati gravi.

Anche perché, sbadatamente, il governo si è dimenticato di prendere gli unici provvedimenti che servirebbero ad accelerare i processi senza sopprimerli: una semplificazione dei codici di procedura penale e civile (basterebbe copiare pedestremente uno qualunque dei codici esistenti negli altri paesi europei, traducendoli senza cambiare neppure una virgola), un potenziamento degli organici dove più serve e l’acquisto di qualche computer. E’ più semplice sopprimere 100.000 processi.

Quel che sta succedendo nel nostro paese viene guardato con sempre maggiore disprezzo dagli altri paesi civili e spinge la stampa libera europea a disegnare dell’Italia l’immagine della Repubblica delle Banane e del nostro premier quella dell’allegro compagno di merende dei peggiori dittatori.

Mi chiedo da tempo come sia possibile che gli italiani subiscano tutto questo. In virtù di quale strana magia il personaggio è riuscito a rattrappire il cervello di gran parte degli italiani?

Perché gli viene consentito quel che da nessun’altra parte civilizzata sarebbe possibile?

Mi sono scervellato per parecchi giorni dietro questo dubbio infernale. Una spiegazione ci deve pur essere...

Poi ho capito. Finalmente ho compreso che quello che appare come offuscamento della ragione è in realtà lungimiranza.

Quello di Mister B. e dei sui consiglieri ad personam non è un semplice e maldestro tentativo di piegare le leggi ai propri interessi di bottega, ma è un disegno di grande respiro, un progetto per portare l’Italia a raggiungere il posto che merita nell’arena mondiale, un tentativo di mettere a frutto ed organizzare su vasta scala quella che tutto il mondo riconosce essere la grande qualità degli italiani: l’arte di arrangiarsi.

All’estero ci hanno da sempre accusati di essere un popolo di “furbi” che pensa solo ad aggirare le leggi? Si dice che in Italia “fatta la legge, trovato l’inganno”?

Ed allora organizziamola e legalizziamola quest’arte di arrangiarsi, fornendole la dignità che merita e facendola diventare uno strumento di crescita economica e di benessere.

Non è forse uno dei temi più cari del liberismo quello della riduzione del peso oppressivo dello Stato nell’economia per lasciar spazio alle energie creative della società civile?

In Italia invece lo Stato ha assunto un ruolo attivo nell’economia via via crescente e la burocrazia è diventata asfissiante, anche se a dire il vero gli italiani hanno provveduto da soli a ridurre il peso oppressivo dello Stato e dei suoi controlli praticando con successo l’evasione fiscale, contributiva e normativa. Siamo ai vertici dell’evasione fiscale nell’ambito dei paesi UE, dopo la Grecia, mentre secondo un organismo di ricerca delle Nazioni Unite l’Italia occupa il secondo posto al mondo dopo gli USA per volume d’affari dell’economia criminale, con la bellezza di 112 miliardi di dollari annui gestiti dalle nostre mafie.

Un notevole contributo economico che però il PIL non rileva poiché tali attività sono illecite.

Le statistiche ufficiali nascondono pertanto la grandezza economica del nostro paese, che ci vorrebbe così poco per far emergere, come ha giustamente intuito il nostro premier.

Occorre però mettere un freno alle Procure che testardamente e con assai poco senso degli affari si ostinano ad indagare ed inquisire chi si libera con troppa disinvoltura dell’oppressione delle leggi.

Ecco quindi la necessità del salto di qualità nella creatività governativa, superando con l’innovazione legislativa gli ostacoli della giurisprudenza tradizionale.

Un primo esempio operativo di questa nuova filosofia è stata l’Agenzia della Protezione Civile, la famosa Bertolaso spa, che è riuscita a far miracoli di rapidità ed efficienza nella soluzione delle emergenze, grazie ad una particolare cintura protettiva contro l’invadenza dei giudici. Infatti il particolare regime giuridico disegnato per l’Agenzia le permette di superare ogni vincolo e controllo di legge nell’affidamento di appalti e garantisce esenzione da fastidiosi rendiconti.

Peccato che proprio quando il sistema stava per essere perfezionato con un decreto che istituiva l’impunità per tutti gli eventuali illeciti eventualmente compiuti negli ultimi due anni e la privatizzazione dell’ente, che avrebbe consentito ulteriore rapidità operativa e meno seccature, siano scattati gli arresti e le incriminazioni per Bertolaso ed i suoi collaboratori.

Un segno questo, se mai ce ne fosse ancora  bisogno, di giustizia ad orologeria e quanto siano ancora forti i nemici della rapidità e dell’efficienza.

E’ perciò non solo necessario, ma diventa urgente, per il benessere della nostra cara Italia e di tutti i suoi tanti disastrati dalle varie emergenze, bloccare definitivamente le intercettazioni telefoniche e riformare la giustizia una volta per tutte, al fine di ricondurre l’azione penale sotto il controllo di opportunità da parte del governo, che non può essere ostacolato dalle bizze di qualche giudice malato di protagonismo.

Se il governo riuscirà a portare avanti la sua meritoria opera di legislazione “antimacchia” finalmente l’Italia riuscirà ad attivare le migliori e più intraprendenti energie del nostro paese e potrà attirare capitali dall’estero. Diventeremo la lavanderia del mondo, il paese in cui le iniziative più fresche e avventurose, provenienti magari dalla Russia o dai paesi arabi potranno convergere, certe di ottenere quell’adeguato scudo legale e fiscale in grado di dare dignità, efficienza e magari anche onore a tutte  quelle attività che negli altri paesi occidentali si ostinano a considerare illegali.

Partendo da questi obiettivi voglio credere che si possa fare anche di più nell’ambito di questa legislatura. Fornisco allora qualche modesto suggerimento ai consiglieri del premier, che sono dotati di fervida fantasia ma con la tendenza ad utilizzarla prevalentemente per escogitare soluzioni su misura del loro datore di lavoro.

Il “modello processo breve” potrà essere utilizzato per risolvere, oltre a quello della giustizia, che tanto interessa, giustamente, al nostro premier, anche altre annose e fastidiose criticità che angustiano l’economia e la società italiana.

In ambito ospedaliero propongo di istituire il “ricovero breve”, per diminuire i costi della Sanità: le degenze non potranno durare di più di 8 giorni (12 se si tratta di intervento chirurgico). Decorso tale termine il paziente verrà dichiarato guarito e dimesso “ope legis”, senza eccezioni. Di qualche aiuto potrebbe essere anche l’”operazione breve”. Gli interventi chirurgici non dovrebbero superare le 2 ore, al termine delle quali il paziente dovrebbe essere comunque ricucito.

Nella scuola il Ministro Gelmini potrà trarre ispirazione da questi principi per istituire il “Diploma Breve”: gli studenti non potranno impiegare più di sei anni per conseguire il diploma di scuola superiore. Al termine del sesto anno il diploma dovrà essere comunque conferito per legge.

Anche il Ministro dei Trasporti avrebbe materiale per intervenire. Magari istituendo il “Traffico breve”, una revisione del Codice della Strada per cui le attese ai semafori non possano superare i 5 minuti. Oltre tale limite si potrà passare anche col rosso.

Addirittura il ministro Scajola potrebbe proporre una norma che incentiverebbe i consumi, il che in periodo di crisi sarebbe sicuramente apprezzato dagli italiani perspicaci: la “Cassiera breve”. Le attese alla cassa del supermercato non si dovrebbero protrarre oltre i 10 minuti. Passato il termine il cliente sarebbe autorizzato ad uscire senza pagare. Analogo provvedimento potrebbe essere esteso ai ristoranti: la “pizza breve” che permetterebbe di non pagare il conto qualora il pizzaiolo ci mettesse più di 15 minuti a preparare la pizza.

Questi sono solo alcuni esempi di come si potrà esercitare un’efficace azione di governo, una volta che sia aperta la strada. Basta lasciar correre la fantasia per trovare mille possibili e fruttuose applicazioni del modello di brevità per agevolare la parte più intraprendente del nostro popolo, ed accrescere così il livello di benessere e di libertà del nostro paese, trasformandolo rapidamente in quel che il nostro Premier ha sempre sognato: la principale “democrazia breve” dell’occidente.

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire il servizio è possibile accedere all'indirizzo www.borsaprof.it o contattare la casella di posta: gigiger@borsaprof.it

 

BORSAPROF.IT s.a.s. di Pierluigi Gerbino & c.

Consulenza, Formazione, Analisi Finanziarie e supporti al Trading