Analisi sui mercati finanziari a cura di Pierluigi Gerbino

Docente di Economia - 4° class. al Campionato Italiano di Trading Top Trader 2000

 

Anno 2010  -  Aprile

 

 

 

 

 

COMPLEANNO DEL TORO

 

COMMENTO

 

I mercati azionari, guidati da Wall Street, dopo aver fatto correre a febbraio qualche brivido nelle schiene degli investitori, hanno deciso che una correzione dai massimi di 1.150 di SP500 fino a quota 1.044 avrebbe anche potuto bastare. Si è trattato in fondo del classico 10% di ribasso, la misura tipica delle correzioni di breve periodo, che spesso i solidi trend effettuano per scaricare gli eccessi e gli operatori timorosi, e nel contempo per fornire l’occasione ai ritardatari di acchiappare un treno perso in precedenza.

In questo caso poi, il movimento è stato perfettamente controllato, poiché le mani forti del mercato sono riuscite a riprendere in mano il controllo ed a generare l’inversione rialzista, che ha terminato la correzione, ben prima che si raggiungessero i livelli di forte supporto, quasi a testimoniare la volontà di non correre eccessivi rischi.

Avevo infatti sottolineato a febbraio che fino a quando sarebbero rimasti inviolati i livelli di area 1.020 non avremmo potuto parlare di inversione di trend, ma soltanto di correzione.

L’inversione rialzista attuata a 1.044 ha perciò messo un primo punto fermo: il minimo realizzato è stato ancora ascendente, per cui il trend rialzista di lungo periodo è per ora salvo.

Nelle settimane successive al 5 febbraio il mercato ci ha poi voluto inviare un secondo messaggio: è stato raggiunto anche un massimo ascendente ed è così stato ripristinato completamente il circolo virtuoso del trend rialzista.

L’intenzione di far nuovamente prevalere l’ottimismo si è manifestata dapprima andando a superare quota 1.104, che rappresentava una chiara resistenza. Poi si è realizzato un modello di continuazione rialzista denominato testa e spalle rovesciato, completato il giorno 1 marzo. Questo modello proiettava come obiettivo rialzista il livello di 1.173, ben al di sopra del precedente massimo di 1.150 di metà febbraio.

Anche questo livello è stato raggiunto e superato la scorsa settimana, quando l’indice delle 500 maggiori società USA si è inerpicato fino a quota 1.180.

L’arrivo all’obiettivo del testa e spalle ci obbliga a registrare la successione ascendente anche sui massimi, con conseguente ritorno in piena salute del trend ascendente di medio - lungo periodo.

Una salute ben testimoniata anche dai valori di deciso ipercomprato raggiunti sui principali oscillatori. L’indicatore RSI è salito fino ad oltre quota 75, un valore che dopo la devastazione del mercato orso 2007-2009 abbiamo visto soltanto nell’agosto scorso, guarda caso durante un movimento assai simile all’attuale, che andò ad ammazzare la correzione estiva di un mese e sancì definitivamente l’inversione rialzista di medio - lungo periodo di SP500.

Il lettore si attende ovviamente che io ora indichi i motivi di questo successo.

Ci posso provare, anche se la sensazione più forte che ho è che non ci siano motivazioni veramente convincenti a spiegare questo ulteriore giro di valzer, che avrà l’effetto minimo di comprare un altro po’ di tempo prima della resa dei conti, se non si vuole ancora prendere in considerazione l’ipotesi che si stia addirittura seminando un ciclo rialzista pluriennale, in grado di ripetere quell’insensato mercato toro che abbiamo visto nel periodo 2003-2007, quando venne vinta ogni legge di gravità e, grazie ad un insieme di bolle speculative, si riuscì a tornare per pochi effimeri giorni sopra i massimi del 2000.

Probabilmente il mercato è stato rassicurato da dati macroeconomici che, sebbene non entusiasmanti, continuano a presentare segni di ripresa a macchia di leopardo. E’ vero che il mercato immobiliare sembra nuovamente nel limbo della stagnazione. E’ vero che il mercato del lavoro non è ancora riuscito ad invertire la tendenza alla continua perdita di occupazione. Potrebbe farcela questa settimana, quando il Venerdì Santo verranno diffusi i dati di marzo, che per ora sono previsti col segno positivo per la prima volta da parecchi mesi. D’altra parte il flusso dell’emorragia è enormemente diminuito, nelle imprese si rivede qualche investimento in tecnologia e soprattutto la fiducia dei manager, rappresentata dagli indici ISM, si mantiene al di sopra della linea di demarcazione tra le attese di crescita e quelle di recessione.

Casella di testo: Nessuno ha la sfera di cristallo. Le opinioni e le previsioni di questo report derivano dall’applicazione di tecniche di analisi e dall’esperienza diretta dell’autore. Si garantisce  scrupolo ed indipendenza nelle analisi. L’esattezza delle previsioni non può garantirla nessuno. Una certa fiducia ai mercati azionari la danno anche le trimestrali societarie, che anche per l’ultimo trimestre 2009 hanno in maggioranza battuto le stime degli analisti, confermando ancora una volta l’inutilità di questi ultimi nei punti di svolta. Chi si stupisce del fatto che gli analisti negli ultimi due trimestri siano stati clamorosamente battuti dai dati presentati dalle società deve considerare che le stime che essi fanno sono necessariamente ancorate al passato, finendo spesso per essere una proiezione del trend passato dei principali dati di bilancio. Perciò nei punti di svolta del ciclo economico non ci acchiappano mai. Negli ultimi trimestri del 2007 e nei primi del 2008 continuavano a prevedere utili in crescita a doppia cifra, mentre l’economia aveva già svoltato verso la recessione. I dati a consuntivo stupirono in negativo e trascinarono giù i mercati anche prima del crollo di Lehman. Ora, a causa della recessione degli anni scorsi continuano a prevedere risultati piuttosto modesti, che vengono regolarmente battuti dalle trimestrali. Ciò crea ovviamente l’effetto sorpresa positiva che trascina al rialzo i mercati, ma lascia di stucco coloro che si affidano alla sfera di cristallo degli analisti.

A mio parere però il fattore più importante pare essere l’aiutino che continua pervenire dalla Federal Reserve, che, sebbene veda un’economia in progressivo rafforzamento, ha confermato la politica monetaria accomodante, rinviando quella exit strategy a base di rialzi dei tassi che i mercati temono, pur sapendola inevitabile. Il temporeggiamento della FED è musica per i carry trader, che possono continuare ad indebitarsi a tassi irrisori per pompare liquidità nelle borse e lucrare sui differenziali di rendimento forniti dagli indici azionari in salita e dai bond a lunga scadenza in crescita pure loro. E’  un gioco speculativo perverso fin che si vuole, ma che fa tanto comodo a tutti quelli che non riescono a vedere oltre il proprio naso e consente ad un sacco di soggetti di convivere con i grossi guai dei loro bilanci. Infatti le grandi banche possono continuare a collezionare utili, che servono a compensare le future minusvalenze e distribuire bonus. I governi (se non si chiamano Grecia) possono piazzare i loro titoli del debito senza pagare interessi stratosferici e rinviare al futuro i necessari inevitabili sacrifici per risanare i bilanci.

Insomma: tutti stanno giocando al “meglio un uovo oggi che la gallina domani”, perché allevare la gallina costa troppi sacrifici e perché siamo ormai tutti troppo abituati a ragionare esclusivamente sul breve termine.

Piccola digressione: è molto interessante rivedersi il film di questa crisi.

Primo tempo: le banche hanno creato un sacco di falsa ricchezza mentre le autorità si bendavano gli occhi per non vedere. Quando la Bolla è scoppiata tutti si sono messi a piangere per la terribile ed imprevedibile crisi. I governi allora hanno messo prontamente mano al portafogli per salvare le banche ed evitare il crollo del sistema. In tal modo i debiti pubblici degli stati più virtuosi viaggiano tutti verso il 100% del rispettivo PIL. Quello dei più indisciplinati verso il 150-200%.

Secondo tempo: occorre finanziare il debito degli stati. Come fare? Emettendo bond. Ma chi li compra? Semplice: le banche Centrali abbassano per lungo tempo i tassi a zero, così le banche, appena salvate, prendono a prestito a zero ed investono sui bond governativi, lucrando la differenza, facendo utili e distribuendo bonus. Per cui: i governi hanno salvato le banche. Le banche salvano i governi. …E tutti festeggiano, come avessero trovato la gallina dalle uova d’oro.

Sarò il solito pessimista, ma c’è qualcosa che mi sfugge…. Anche perché il film non è ancora finito e le scene finali devono ancora venire. Mi chiedo: preso atto che i soldi li facciamo con le forbici, qualcuno prima o poi il conto dovrà pur pagarlo? Forse ho poca fantasia ma temo che saranno le giovani generazioni ed i loro figli. Che, detto tra noi, avranno anche da risolversi il problema del mutamento climatico, della fine del petrolio, della scarsità d’acqua, e, dulcis in fundo, del peso crescente dei molti pensionati sulle spalle dei pochi lavoratori. Poi ci chiediamo perché nessuno fa più figli… Fine della digressione.

Indicate sommariamente le cause del rialzo della borsa americana mi preme far notare che l’impulso positivo che proviene dalle borse USA non sembra questa volta aver trovato nei mercati azionari delle altre aree il terreno fertile come altre volte.

Anzi, noto una significativa difficoltà da parte di molti altri mercati ad imitare la baldanza rialzista della borsa USA.

Cominciando dall’Europa, notiamo che né l’indice complessivo Eurostox50, né alcuno dei principali mercati (Francia, Germania e Italia) ha raggiunto i precedenti massimi con l’indice principale di riferimento.

In Asia solo India e Giappone hanno sostanzialmente raggiunto i precedenti massimi, senza però superarli, mentre la Cina è in forte ritardo. La stessa cosa vale per gli altri due Bric, la Russia e il Brasile.

Insomma: guardando in giro per il mondo sembra proprio che i più ottimisti sui mercati azionari abitino in USA. Dov’è finita la capacità degli emergenti di esaltare le performance positive dell’America e dell’Europa di rimanere agganciati agli impulsi provenienti dall’altra parte dell’Atlantico?

Anche questa potremmo definirla come una divergenza di comportamento globale, che rende molto ambiguo il momento che attraversano i mercati azionari. Sembra quasi che stavolta la cautela prevalga un po’ dappertutto.

Un’altra divergenza di comportamento la riscontriamo esaminando l’andamento del mercato obbligazionario e quello del mercato azionario.

Come da parecchi mesi a questa parte, entrambi i mercati tendono a salire o comunque a permanere assai vicini ai massimi di periodo.

Una situazione simile, che oltretutto si sta verificando da parecchio tempo, rivela una diversa visione della realtà da parte degli operatori di questi due mercati.

Se l’obbligazionario sale significa che gli operatori che acquistano bond ritengono piuttosto lontane sia l’inflazione che la exit strategy, e quindi anche una ripresa economica significativa.

Non dimentichiamo che solo i tassi in discesa o l’inflazione calante possono giustificare prezzi crescenti sui mercati obbligazionari. E queste due circostanze sono possibili soltanto se la ripresa sarà asfittica.

Chi compra azioni ritiene invece che gli utili aziendali siano in significativo e duraturo miglioramento, il che è reso possibile solo da una ripresa che si alimenti in modo significativo.

E’ evidente che non possono avere ragione entrambi, per cui i prossimi mesi risolveranno la contraddizione, penalizzando i detentori di bond con la risalita dei tassi, oppure punendo chi ha comprato azioni troppo allegramente e puntato su una ripresa che però avrà il fiato corto.

Personalmente ritengo più probabile la seconda ipotesi, ma sarà il mercato, come sempre, a stabilirlo. L’unica certezza è questa: qualcuno sta sbagliando previsione.

La soluzione dell’enigma non dovrebbe tardare troppo. Sono ormai vicini quei livelli del mercato azionario che avevo indicato nei miei precedenti interventi come l’ultima spiaggia per l’orso.

Oltre l’area 1.200-1.230 dell’indice SP500 il toro avrà definitivamente incornato l’orso, che finirà al cimitero e lascerà spazio al rialzo per ancora parecchi mesi.

Ma fino a quel livello non possiamo vendere la pelliccia dell’orso, perché, anche se in letargo, non è ancora morto. Anzi, potrebbe risvegliarsi proprio da quelle parti e riportare in basso i mercati… e con l’ascensore!

La battaglia finale si sta preparando. Dovrebbe essere una primavera densa di emozioni.

 

 

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