Analisi sui mercati finanziari a cura di Pierluigi Gerbino

Docente di Economia - 4° class. al Campionato Italiano di Trading Top Trader 2000

 

Anno 2012  -  Aprile

 

 

 

 

 

IL FUTURO NELLE FAUCI DELLE LOCUSTE

 

COMMENTO

 

Casella di testo: Nessuno ha la sfera di cristallo. Le opinioni e le previsioni di questo report derivano dall’applicazione di tecniche di analisi e dall’esperienza diretta dell’autore. Si garantisce  scrupolo ed indipendenza nelle analisi. L’esattezza delle previsioni non può garantirla nessuno. Le borse europee hanno trascinato al ribasso anche quella americana, che così ha confermato il segnale ribassista inviato il giorno precedente. Ora non ci dovrebbero essere più dubbi sulla correzione in atto.

I media sembrano abbastanza sconcertati per quel che sta accadendo, dato che per mesi hanno appoggiato la tesi dello scampato pericolo e della ripresa dei mercati azionari verso i massimi assoluti (non il nostro ovviamente) e non riescono a tollerare le correzioni, perché creano incertezze e sono difficili da spiegare.

Occorre allora tentare di interpretare quel che sta succedendo. Per non essere incolpato di non avere idee, ne presento addirittura due alternative, indicando le condizioni che ci consentiranno nelle prossime settimane di distinguere quale delle due si sta realizzando.

Una prima tesi, che definirei “soft”, inquadra la correzione in atto come una semplice necessità di digerire gli eccessi prodotti nel primo trimestre sui listini più forti (americano, tedesco e giapponese), tutti in grado di riportarsi al di sopra dei massimi dello scorso anno e pertanto inquadrati in un trend rialzista di lungo periodo. La correzione intermedia in corso servirà a ripulire il mercato con le prese di beneficio dei titubanti e dei trader di breve e fornirà nuove occasioni di ingresso su prezzi più bassi alle mani forti, che potranno così continuare l’accumulazione in grado di portare nella parte finale dell’anno gli indici sui massimi assoluti (parlo ovviamente di USA e Germania, poiché l’indice giapponese dista anni luce dai suoi massimi di sempre, toccati nel 1989 in area 39.000 punti).

Siccome la correzione ha bisogno di pretesti, ecco che torna buono il rinnovo della pressione sui PIGS, in questo caso Spagna ed Italia, che vengono sacrificati per creare qualche occasione ribassista, il diffondersi di timori sulla frenata cinese e persino un dato sull’occupazione un po’ deludente, dopo mesi di dati macroeconomici positivi. Infine, non guasta qualche dubbio sulla forza degli utili societari, ora che si è aperta la stagione delle trimestrali del 2012 con i dati di Alcoa (che però ieri ha battuto le stime degli analisti).

Se questa ipotesi si rivelerà azzeccata il calo nelle prossime settimane non dovrebbe sfondare il livello di 1.200 punti circa (sull’indice SP500), ma potrebbe anche fermarsi sui due obiettivi precedenti (1.290 e 1.250). Ritengo abbastanza probabile comunque che almeno a 1.290 si arrivi, per cui dobbiamo ancora attenderci, magari dopo un imminente rimbalzo tecnico, almeno una perdita di ancora circa un 5% dai livelli di ieri.

Ovviamente per il nostro FTSE-MIB il raffreddore primaverile americano significa polmonite, dato che noi e gli spagnoli siamo diventati lo strumento per spaventare il mercato.

Pertanto in questo contesto il nostro indice, che ieri ha raggiunto il penultimo supporto di 14.400, che lo separa dai minimi dell’estate scorsa, dovrebbe raggiungere anche l’area 13.100-13.200. Ovviamente, se la correzione americana raggiungerà il secondo o il terzo dei suoi obiettivi, è presumibile che il nostro indice raggiunga e magari sfondi anche il minimo del 2009 a 12.330 punti.

Questo è lo scenario ottimistico, anche se il lettore sta faticando a considerarlo tale.

Veniamo ora all’ipotesi un po’ “hard” su quanto sta succedendo, avvisando che in tale visione un po’ ardita c’è molta dietrologia.

Partiamo da alcune constatazioni, che gli ultimi anni sembrano aver portato alla nostra attenzione.

La prima è che l’economia occidentale e, se vogliamo, in parte la stessa economia mondiale, ha esaurito gran parte della spinta propulsiva che la rivoluzione tecnologica degli anni ’90 e la globalizzazione degli anni 2000 avevano garantito. Ci troviamo un po’ dappertutto con forti difficoltà a mantenere tassi di crescita del PIL di una certa consistenza, mentre le recessioni si alternano sempre più violente e frequenti, intervallate da ripresine dalle gambe sempre più traballanti. Gli stessi BRIC sembrano aver ridotto il loro dinamismo e non crescono più come una volta, ma accumulano sempre più squilibri. Per mantenere queste asfittiche prospettive gli Stati sono stati costretti ad espandere all’inverosimile i loro deficit pubblici ed emettono quantità di titoli impressionanti per finanziarli. Le banche centrali tengono i tassi bassi per periodi prolungati per aiutare una ripresa sempre più difficile da realizzare.

In tali contesti i rendimenti che si possono ottenere sul lungo periodo per tutte le forme tradizionali di investimento sono piuttosto bassi. I tassi ai minimi termini sui bond sicuri non consentono alcun festeggiamento oltre la garanzia di riavere i propri soldi.

Si pensi che chi compra un Bund tedesco ottiene un rendimento reale negativo di circa lo 0,7% annuo in cambio della sicurezza di riavere il capitale tra 10 anni.

Non va molto meglio per gli investimenti azionari. Chi avesse investito 12 anni fa su qualunque dei mercati azionari europei o americani si troverebbe oggi in perdita o al massimo con gli stessi soldi di allora, dopo 12 anni di saliscendi ed emozioni forti. La classica definizione dei mercati azionari come investimento che nel lungo periodo garantisce rendimenti importanti a fronte di rischi più alti, sembra che debba essere riscritta: investimento che nel lungo periodo garantisce forti rischi in assenza di rendimenti.

E’ una situazione molto diversa dal passato, già descritta tempo fa da Mohamed El-Erian, CEO di PIMCO, la più grossa società di investimenti obbligazionari del mondo, che parlò di “New Normal”, una nuova normalità fatta di tassi bassi e bassa crescita economica. Insomma, siamo passati dall’epoca del Boom a quella dello Sboom, dove si fa una fatica enorme a conservare i propri capitali: altro che rendimenti! Un’epoca che ci accompagnerà per anni, fino a quando si troverà la futura Killer application (la scoperta del secolo, come fu l’energia elettrica, il motore a scoppio, il computer, internet e che magari potrebbe essere l’energia pulita e gratuita) capace di regalare al genere umano un guadagno di produttività in grado di far salire il benessere mondiale di un altro scalino.

Il secondo dato di fatto è che i mercati finanziari sono diventati sempre più manipolabili e manipolati. Il ciclone che ha investito le banche d’affari americane ha provocato la scomparsa di alcune tra esse, ma l’enorme crescita di importanza e di potere di intermediazione per i sopravvissuti vincitori della guerra post-Lehmann. Ho letto tempo fa con un certo disgusto che Goldman Sachs controlla direttamete (perché fatti con il proprio portafoglio di proprietà) o indirettamente (perché fatti dai propri clienti) oltre il 30% degli ordini quotidiani che arrivano sulle borse azionarie americane.

I fondi hedge sono continuamente cresciuti di numero e di dimensione, gonfiati dagli enormi afflussi di risparmio in cerca di rendimenti, e, dal momento che operano con forte leva mediante l’indebitamento bancario, possiedono un volume di fuoco in grado di manipolare qualsiasi mercato. Le scorribande che ormai quotidianamente vediamo sugli spread e sui cds dei PIIGS ne sono lampante evidenza.

Anche la manipolazione legale delle banche centrali è cresciuta. Queste istituzioni, che, essendo arbitri, dovrebbero astenersi dal gioco, in realtà hanno aumentato sempre più le norme per dirigere i mercati e gli acquisti diretti, realizzando di fatto una manipolazione dei prezzi che su tali mercati si formano, che si aggiunge a quella dei grossi operatori.

Il terzo dato di fatto è che il sistema bancario è in profonda crisi, pieno di titoli tossici, frutto della finanza allegra degli anni centrali del decennio passato e degli investimenti sui titoli pubblici dei paesi europei periferici di questi ultimi anni, e pieno di sofferenze derivanti da prestiti ad aziende e soggetti che non rimborsano, a causa della recessione e dello strascico di chiusure e fallimenti aziendali e personali.

Le banche hanno bisogno di fare utili e li debbono fare in modi alternativi rispetto alle attività bancarie tradizionali, che oltretutto, come abbiamo detto sopra, rendono (quando rendono) assai meno che in passato.

Tutti questi fattori spingono ad usare i mercati per fare soldi, sfruttando le possibilità manipolative che oggi sono aumentate e magari i soldi forniti quasi gratis dalle banche centrali con lo scopo ufficiale di spingere le banche a finanziare l’economia. Un’attività che assomiglia molto a quella delle locuste, che con la loro voracità divorano tutto quel che trovano.

Se i mercati non forniscono più occasioni di investimento di lungo periodo bisogna trovare nuove occasioni di trading di breve periodo, accentuando i normali impulsi e correzioni e creando una volatilità artificiale, che serve da un lato a muovere un mare troppo calmo per guadagnare e dall’altro a creare quell’allarme che spinge banche centrali e governi a foraggiare le locuste con soldi pubblici, sfilati dalle tasche dei cittadini con tasse sempre più oppressive. Se poi l’economia viene ulteriormente distrutta è un problema degli stati. Quel che conta è che le locuste possano continuare ad ingrassare.

Se questa visione è esatta le conseguenze sono piuttosto tristi nel lungo periodo.

Nel medio non ci dovremo sorprendere se la correzione in atto riuscirà a travolgere anche i livelli di normale ritracciamento che ho indicato prima, per estendersi fino ai minimi dello scorso anno (1.074 per SP500; area 5000 per il tedesco DAX; del nostro FTSE-MIB è meglio neanche parlare, dato che noi dovremmo essere nell’occhio del ciclone necessario a creare volatilità).

Le prossime settimane ci daranno l’occasione di proseguire la riflessione e ci indicheranno se prevarrà l’ipotesi soft o quella decisamente hard appena esposta.

Concludo con qualche ulteriore considerazione per cercare di spiegare perché il nostro paese viene preso così prepotentemente di mira, dato che in questi giorni la nostra borsa sta facendo regolarmente schifo come quella spagnola ed a volte anche peggio, anche se il nostro spread è inferiore a quello iberico.

Credo che i mercati stiano scontando la fine delle illusioni su SuperMario. Dopo aver alimentato, anche all’estero, speranze di invincibilità per il nostro Tecno-premier, stanno prendendo atto che solo nel tassare si è dimostrato efficace, e bene lo dimostrano i dati sul calo dei consumi degli italiani, spaventati dall’enormità di tasse che debbono pagare. Sulle liberalizzazioni, sulle semplificazioni e sui taglio dei costi della politica, diradatasi la cortina fumogena degli annunci e delle dichiarazioni sul “faremo”, e gli spettacolari blitz anti-evasione di Portofino e Cortina, si constata che il Monti ha partorito il classico topolino, poiché gran parte delle promesse è stata accantonata per l’efficacissimo lavoro ai fianchi delle lobbies di ogni genere e delle clientele dei partiti. La ciliegina sulla torta è stata l’esenzione dall’IMU per le fondazioni bancarie, per i fini “caritativi” delle medesime.

Anche sul mercato del lavoro, dopo mesi di inutili discussioni e polemiche, dettate dalla volontà di portare alla Merkel lo scalpo della Camusso, ha dovuto abbassare la testa e fare marcia indietro, lasciando tutto sostanzialmente come prima, salvo un po’ più di complicazioni.

E’ comprensibile perciò che anche i mercati abbiano ridotto il suo “indice di gradimento”, di pari passo con i sondaggi elettorali. Non siamo ancora al “ridatece Silvio”, ma nemmeno più al Super-Mario.

(Pubblicato su Borsaprof.it del 11/04/2012)

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire il servizio è possibile accedere all'indirizzo www.borsaprof.it o contattare la casella di posta: gigiger@borsaprof.it

 

BORSAPROF.IT s.a.s. di Pierluigi Gerbino & c.

Consulenza, Formazione, Analisi Finanziarie e supporti al Trading