Analisi sui mercati finanziari a cura di Pierluigi Gerbino

Docente di Economia - 4° class. al Campionato Italiano di Trading Top Trader 2000

 

Anno 2009  -  Giugno

 

 

 

 

 

IL GIOCO DI FA DURO

 

COMMENTO

 

Abbiamo assistito a due mesi esatti di “bear market rally”. Un rally senza sosta e senza ragione, di quelli però in grado di far vacillare ogni convinzione e spingere molti a buttarsi a capofitto negli acquisti.

Casella di testo: Nessuno ha la sfera di cristallo. Le opinioni e le previsioni di questo report derivano dall’applicazione di tecniche di analisi e dall’esperienza diretta dell’autore. Si garantisce  scrupolo ed indipendenza nelle analisi. L’esattezza delle previsioni non può garantirla nessuno. Chi ricorda quel che scrissi il 17 marzo, all’inizio del rimbalzo dai minimi di quest’anno, potrà ora constatare che in quell’articolo avevo azzeccato le previsioni ma sbagliato la dinamica del movimento.

Avevo infatti ipotizzato un forte rimbalzo. Parlando dell’indice SP500 scrissi che tale rimbalzo, appena iniziato (eravamo a quota 753, al di sopra, ma non tantissimo, rispetto al minimo del 6 marzo di 666), “probabilmente dovrà estendersi per un periodo ed una ampiezza ragguardevoli. Potrei ipotizzare obiettivi prossimi addirittura all’area dei 1000 punti.” In due mesi esatti SP500 è arrivato quasi all’obiettivo indicato, avendo raggiunto pochi giorni fa quota 930. Un rally del 40% è tutt’altro che disprezzabile, anche perché nella nostra italietta tale rally è stato ulteriormente amplificato dalla forte presenza di titoli bancari sul nostro indice. Il nostro SPMIB ha messo a segno addirittura un +68%.

Ho però sbagliato la dinamica, poiché non credevo che i mercati riuscissero a fare quel percorso così ampio senza nemmeno l’accenno di una correzione. Scrissi allora che il mercato avrebbe potuto iniziare il movimento rialzista se “mostrerà di accontentarsi dell’obiettivo ribassista mimimale di area 660. Anche in tal caso non penso comunque sia molto credibile l’ipotesi di inversione a V senza prima un ritorno in qualche modo verso tale minimo.” Affermai poi che il rimbalzo avrebbe dovuto fermarsi quota 780-800, per poi effettuare una correzione più o meno estesa e soltanto dopo riprendere a salire verso l’obiettivo di area 1000.

Qui sta l’errore. Il mercato ha invece deciso di prendere in contropiede gli esteti dell’analisi tecnica ed esagerare il rimbalzo tagliando fuori quelli che attendevano la correzione.

L’esagerazione che il mercato ha compiuto è stata di oltre 100 punti ed è durata per tutto il mese di aprile ed i primi otto giorni di maggio. Si è realizzata una ondata di recupero quasi del tutto simmetrica, per estensione e per durata, al bimestre pesantemente ribassista di inizio anno.

Se vogliamo fare della facile ironia possiamo affermare che il mercato ha sicuramente sbagliato: per troppo pessimismo durante il calo di inizio anno oppure per troppo entusiasmo durante il rimbalzo degli ultimi 60 giorni.

Comunque sia il mercato ha quasi raggiunto i massimi dell’Epifania ed avvicinato in modo considerevole l’obiettivo massimo del rimbalzo senza nemmeno accennare ad una correzione degna di tal nome.

Dinamicamente sui grafici si sono presentate da parecchi giorni indicazioni di eccesso rialzista di breve periodo che non si vedevano da molti mesi. Per la precisione dall’autunno 2007, quando il mercato era nel pieno del bull market.

Una situazione che ha preso del tutto in contropiede il buon senso. Infatti nell’economia reale non si vedono affatto indicazioni di ripresa economica. Vendite al dettaglio, ordini di beni durevoli, produzione industriale continuano a scendere. Scendono in modo meno accentuato di quanto facessero a fine 2008 ed inizio 2009, ma continuano a perdere terreno.

 

Il mercato del lavoro si deteriora allo stesso ritmo di prima e non concede significative speranze di miglioramento. Il massimo che si può dire è che piove un po’ meno di prima, ma chiudere l’ombrello e mettersi in costume da bagno appare decisamente prematuro.

Gli unici indicatori che mostrano un miglioramento sono la fiducia dei consumatori e, molto meno, il sentiment dei managers attraverso gli indici ISM e PMI.

Entrambe queste categorie di indicatori rappresentano “aspettative” e non dati reali. Hanno inoltre la caratteristica, accentuatasi negli ultimi anni, di essere assai condizionate, nel bene e nel male, dall’andamento dei mercati finanziari: se le borse scendono scende anche la fiducia, mentre se le borse salgono anche la fiducia si riprende.

Curiosamente negli ultimi anni si è notato che anche le percezioni delle autorità politiche e monetarie, e persino degli economisti, tendono ad essere estremamente condizionate dall’andamento dei mercati finanziari. Finchè i mercati finanziari sono saliti, cioè fino a poco più di un anno fa, nessuno si è accorto o ha avuto il coraggio di denunciare quel che stava bollendo nella pentolaccia della finanza creativa e nessuno tra quelli che contano ha saputo prevederne le conseguenze sull’economia reale. La salita dei mercati giustificava qualunque lassismo dei controllori, degli analisti e dei regolatori.

Quando è venuto il crollo dei mercati tutti hanno scoperto l’Apocalisse, la fine del capitalismo e la necessità di cambiare tutte le regole.

Ora che le borse rimbalzano le rivoluzioni regolamentari del G20, la lotta ai paradisi fiscali e la fine del perverso sistema di remunerazione dei brokers sono caduti nel dimenticatoio. Tremonti ha dichiarato la fine della fase apocalittica della crisi, Bernanke vede la luce in fondo al tunnel e persino il tradizionalmente prudente Trichet parla di ripresa il prossimo anno. I guru prezzolati delle banche d’affari, quelli che non hanno saputo avvisare i loro padroni della devastazione che stavano creando, ora vedono già la fine dell’orso e parlano di Buy Opportunity di lungo periodo.

Personalmente continuo a ritenere del tutto insensato questo rally, almeno nelle sembianze smodate che ha assunto. Chi mi legge sa che dal punto di vista fondamentale continuo ad essere pessimista. Però prendo atto che anche in un mercato orso di lungo periodo ed in una fase recessiva devastante possono esserci dei bear market rally pieni di entusiasmo e vuoti di logica.

In questo caso direi che la prima fase del rimbalzo era assolutamente necessaria, perché doveva correggere gli eccessi ribassisti del panico di inizio anno.

La secoda fase, per intenderci quel che è venuto da inizio aprile in avanti, è assai meno logica e potrebbe essere motivata in gran parte dall’operazione menzognera che si è fatta sui criteri di contabilizzazione in bilancio dei titoli tossici. Questa vera e propria legalizzazione del falso in bilancio ha permesso alle banche di presentare conti sfacciatamente edulcorati ed utili trimestrali da favola (...appunto). Un altro impulso alle illusioni è stato dato con i cosiddetti “stress test” sul sistema bancario americano. Qui, oltre alla burla di simulare una situazione già superata in peggio dagli eventi, la stampa americana ha scoperto che nel periodo in cui si rinviava di settimana in settimana la pubblicazione dei risultati, la Fed e Geithner passavano le giornate a contrattare con le banche interessate i risultati del test. Per molte di loro la versione ufficiale dei risultati è stata molto più favorevole di quanto non figurasse nella realtà della simulazione. Bell’esempio di trasparenza, da far invidia ai banchieri che hanno nascosto per anni i titoli tossici fuori bilancio.

Tutto ciò ha spinto il settore finanziario nel paradiso borsistico dei rialzi a tre cifre, facendo ovviamente schizzare gli indici all’eccesso di rialzo in una sorta di euforia autoreferenziale che ha trascinato all’esultanza le autorità, gli economisti ed anche gli speculatori.

Nell’ultima settimana però è successo un fatto nuovo. Per la prima volta dopo ben nove settimane, è arrivata la battuta d’arresto. L’indice SP500 ha colorato di nero la sua candela settimanale e si e adagiato venerdì sera proprio sul minimo della settimana precedente. Sul grafico giornaliero si può ammirare lo storno dell’indice nel dettaglio e vedere che si è appoggiato sulla trend line rialzista testata più volte dal marzo scorso, che ha sempre contenuto le momentanee incertezze del mercato. Magicamente su quei livelli passa anche la media mobile a 20 periodi.

Siamo quindi al bivio e la prossima settimana dipanerà ogni dubbio.

Una prosecuzione della correzione aprirebbe le cateratte del ribasso per approdare in tempi abbastanza rapidi almeno all’area 830, con possibilità di estensione a quota 800 o addirittura a 770. A quel punto si potrà effettuare lo “stress test” ai i nervi degli investitori, poiché per rimettersi a salire i mercati dovranno trovare motivi meno illusori di quelli che sono bastati finora, e non è detto che emergano.

Se invece l’area di supporto dovesse tenere è ipotizzabile un altro giro di giostra rialzista, con il tentativo di riportarsi la prossima settimana oltre quota 930 ed andare a testare fin da subito l’area 944 (massimi dell’Epifania). Lì transiterà anche la media mobile a 200 periodi che è il tradizionale spartiacque tra mercato toro e mercato orso.

Ora il gioco si fa duro. I duri entrino in campo.

 

 

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