Analisi sui mercati finanziari a cura di Pierluigi Gerbino

Docente di Economia - 4° class. al Campionato Italiano di Trading Top Trader 2000

 

Anno 2007  -  Agosto

 

 

 

 

 

ANCHE STAVOLTA SEMPLICE CORREZIONE ?

 

COMMENTO

 

Lo strappo di metò luglio ha portato a realizzare quel che si attendeva da ben 7 anni.

Casella di testo: Nessuno ha la sfera di cristallo. Le opinioni e le previsioni di questo report derivano dall’applicazione di tecniche di analisi e dall’esperienza diretta dell’autore. Si garantisce  scrupolo ed indipendenza nelle analisi. L’esattezza delle previsioni non può garantirla nessuno. I principali indici occidentali, SP500 che rappresenta gli USA ed il DAX che rappresenta il vecchio continente, venerdì 13 luglio hanno finalmente superato, seppure di poco, i precedenti massimi assoluti.

Possiamo considerare perciò raggiunto l’obiettivo individuato dall’ampia figura di “testa e spalle rialzista” disegnato dal grafico dell’indice SP500 tra l’agosto 2001 e il novembre 2004, che aveva proprio i massimi assoluti come punto di arrivo.

Vi sono alcune concomitanze che rendono clamoroso il risultato ottenuto dalle borse. La prima riguarda il fatto che il record è stato realizzato il giorno in cui le autorità americane hanno comunicato il peggior dato sulle vendite al dettaglio degli ultimi anni. Inoltre l’exploit è stato ottenuto in un periodo dell’anno che solitamente non favorisce i rialzi delle borse. Tra giugno e settembre è molto raro vedere movimenti rialzisti sui mercati azionari, che tradizionalmente si prendono una pausa dopo aver corso nella prima parte dell’anno ed in preparazione del rally di fine anno.

Tutto ciò è sintomatico dell’ottimismo che ha pervaso i mercati azionari negli ultimi due anni e li ha resi incapaci di prendere in considerazione la possibilità che qualcosa possa andare storto.

Il raggiungimento dei massimi è stato sufficiente a far cantare vittoria a molti analisti e a far fioccare le previsioni di ulteriori salite per il resto dell’anno.

Abbiamo sentito ipotesi di cambiamento strutturale dell’economia mondiale, che permetterebbero ai mercati di continuare a salire incessantemente, poiché il sentiero della crescita americana non sarà abbandonato e a partire dal prossimo anno tornerà agli splendori del recente passato, fornendo così le condizioni più favorevoli alla crescita dei mercati. Anche Bernanke e la Federal Reserve stanno alimentando da parecchio tempo questo ottimismo spargendo rassicurazioni sull’atterraggio morbido dell’economia Usa, che nella seconda parte dell’anno dovrebbe tornare a tassi di crescita vicini al 3% su base annua.

I mercati però, ottenuto il record, si sono trovati a corto d’aria, come ci si sente dopo aver fatto una lunga corsa ed aver tagliato il traguardo. E, inspiegabilmente (per coloro che nutrono questa sorta di illusionismo), nei giorni immediatamente successivi sono scattate significative prese di beneficio e la corsa si è momentaneamente fermata in modo piuttosto brusco.

Come mai, a dispetto delle rassicurazioni dei guru, i mercati si rivelano incerti proprio ora che hanno cancellato la triste esperienza del triennio 2000-2002 con quasi 5 anni di rialzo incessante?

Questa è la risposta che va per la maggiore: come altre volte abbiamo visto (marzo 2005, ottobre 2005, maggio 2006 e marzo 2007) si tratta di semplice volatilità dovuta alle prese di beneficio dei risparmiatori più emotivi, che si sono lasciati spaventare dalla crisi delle società finanziarie che erogano mutui subprime e di qualche fondo che sulle cartolarizzazioni di tali mutui aveva investito. Però niente paura. Il contagio non avverrà, anche se la stessa Fed non è nemmeno in grado di stimare l’ammontare del rischio. Può aver contribuito anche la crisi del mercato immobiliare, che si sta protraendo più a lungo del previsto ma che non intaccherà più di tanto le capacità di consumo degli americani e di crescita dell’economia (parole di Bernanke). Nel primo trimestre dovrebbe essere stato toccato il punto più basso della crescita e gli analisti stimano che il dato sul PIL del secondo, di cui verrà rilasciata una prima stima venerdì 27 luglio, farà piazza pulita delle incertezze ritornando al di sopra del 3% di crescita su base annua.

Ci sono quindi tutte le condizioni per la ripresa dei mercati e la continuazione del ciclo rialzista delle borse.

Personalmente non condivido questa impostazione. Se devo essere molto sincero io non andrei in vacanza in questi giorni con il portafoglio pieno di investimenti azionari.

Mi sbilancio e potrei subire le pernacchie dei lettori. Però penso che il dato di venerdì sul PIL uscirà assai meno brillante di quanto viene stimato. Dai dati che si sono visti in questi mesi nelle varie componenti del PIL non credo che esca un dato molto migliore di quello del primo trimestre, che fu un misero +0,7%.

Può darsi che mi sbagli, ma tutto questo recupero dell’economia USA io personalmente non lo vedo.

Se sbaglierò ed uscirà un dato superiore al 3% probabilmente avranno avuto ragione ancora una volta gli ottimisti. I mercati allora festeggerann con uno sfogo di euforia in grado di superare questa volta di molto i massimi precedenti.

Ma se indovino il rischio di un avvitamento notevole delle borse è dietro l’angolo, poichè un secondo trimestre debole rivelerà che il re è nudo e che la Fed ha sbagliato completamente le sue previsioni di atterraggio morbido. A quel punto l’ingresso in un periodo di recessione sarà molto probabile e le borse si ritroveranno improvvisamente assai care, poiché anche gli utili aziendali dovrebbero flettere. Una flessione di cui si nota qualche avvisaglia già nelle trimestrali di questi giorni, dove le società che deludono le attese degli analisti sono più numerose del trimestre scorso e il tasso di crescita degli utili si pone intorno al 4-5%, più che dimezzato rispetto al 12% del primo trimestre.

Se così sarà, occorrerà anche chiedersi perché mai gli esperti tendono a non cogliere mai le inversioni del ciclo economico. Ma questa è una domanda che richiede una risposta articolata e potrebbe essere prematura. Ci torneremo se sarà il caso.

Dal punto di vista grafico i livelli da seguire con attenzione nelle prossime setimane sono l’area 1.460 per SP500 e 30.700 per il nostro indice Mibtel. Uno sfondamento di questi supporti porrebbe fine al ciclo rialzista di lungo periodo, decretando una inversione ribassista e l’avvento del mercato orso per parecchi mesi.

Per gli ottimisti invece, il trend rialzista sarebbe ripristinato oltre i precedenti massimi di 1.556, mentre il Mibtel tornerebbe a volare otre 32.500.

 

 

 

FOCUS MACROECONOMICO

 

I MERCATI GIUNGONO ALLA PROVA DELLA CRESCITA DEL SECONDO TRIMESTRE. TRA ANSIE, FIDUCIA E TIMORI

 

La stagione delle trimestrali è iniziata con risultati per la prima volta non univoci.

Mentre ad aprile la maggioranza delle società americane aveva consegnato all’attenzione dei mercati dei risultati aziendali del primo trimestre 2007 molto incoraggianti e quasi sempre superiori alle stime degli analisti, non altrettanto si può dire per i dati sul secondo trimestre che stanno quotidianamente affluendo sui mercati. Accanto ad imprese che ancora una volta hanno battuto le stime, questa volta il numero dei risultati deludenti appare un po’ più alto.

Intanto nei giorni scorsi si nota un certo nervosismo per le conseguenze non facilmente prevedibili che la crisi dei mutui alla clientela meno affidabile potrà avere sul sistema finanziario USA. Il fatto che Bernanke abbia ipotizzato perdite comprese tra i 50 ed i 100 miliardi di dollari (con un margine di approssimazione del 100%....) non è molto rassicurante, anche se i mutui subprime sono solo circa l’11% del totale dei mutui erogati negli USA.

I pessimisti vedono possibili impatti negativi sia sul sistema creditizio, che sui fondi hedge che trattano le cartolarizzazioni di questi mutui, ma anche sui consumi, che sono destinati a rallentare ulteriormente se continueranno a calare i prezzi delle case e ad aumentare l’inflazione percepita dai consumatori USA.

Circa l’inflazione Bernanke, nelle sue audizioni, ha continuato a mostrare una certa preoccupazione senza però voler creare allarmismi.

Intanto cominciano a farsi più numerose le voci fuori dal coro nella platea degli analisti. Qualcuno comincia a mettere in discussione l’affidabilità dell’inflazione core a fini predittivi. Togliere sistematicamente dal conteggio i prezzi dei generi più volatili (energia ed alimentari) ha senso se questi prezzi esprimono, appunto, volatilità, cioè salgono e scendono più nervosamente delle altre voci del paniere. Ma se la tendenza di queste componenti è quella di mantenere stabilmente tassi di crescita superiori agli altri generi, non ha più senso toglierli dal paniere, a meno di ipotizzare che gli americani non mangino, non viaggino e non si scaldino. Molti stanno notando che l’inflazione percepita dagli americani è ben superiore al tasso che l’indice “core” ci comunica.

Intanto questa settimana avremo la prima stima del temutissimo tasso di crescita del PIL USA del secondo trimestre. La cifra annualizzata che ci verrà comunicata venerdì prossimo alle 14,30 si confronterà con il misero +0,7% del primo trimestre. Gli analisti sono molto ottimisti è prevedono un ritorno a tassi superiori al 3%. Sbaglierò, ma credo che avremo invece valori molto meno entusiasmanti, anche perché le principali componenti del PIL (vendite a dettaglio, ordini di beni durevoli e settore immobiliare) nei mesi passati non sono state molto più brillanti che nel primo trimestre. Se avrò ragione i mercati dovrebbero prenderne atto con cedimenti piuttosto significativi.

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire il servizio è possibile accedere all'indirizzo www.borsaprof.it o contattare la casella di posta: gigiger@borsaprof.it

 

BORSAPROF.IT s.a.s. di Pierluigi Gerbino & c.

Consulenza, Formazione, Analisi Finanziarie e supporti al Trading