Analisi sui mercati finanziari a cura di Pierluigi Gerbino

Docente di Economia - 4° class. al Campionato Italiano di Trading Top Trader 2000

 

Anno 2011  -  Ottobre

 

 

 

 

 

OBBLIGATI A SOGNARE

 

COMMENTO

 

L’estate appena conclusa ha visto le discussioni sullo “spread” scalare tutte le posizioni nella hit parade dei discorsi da spiaggia, superando persino il tema “Silvio e le sue escort”, che è però tornato prepotentemente alla ribalta in questi ultimi giorni. Il dramma che i mercati finanziari ci hanno fatto vivere si è limitato al solo decollo dello spread del rendimento dei nostri BTP rispetto a quelli del tedesco Bund, che è viaggia da settimane al di sopra dei 350 punti base. La crisi di fiducia ha coinvolto il sistema bancario italiano, con le quotazioni delle banche italiane crollate almeno ai minimi del 2009, molte di esse anche ben al di sotto, nonostante i puntelli delle autorità di vigilanza, che con eccesso di zelo protezionistico hanno vietato ogni operazione ribassista sul settore bancario. L’avvitamento ha trascinato l’indice di Borsa, poiché la nostra piccola Piazzaffari pullula di banche, ed il FTSE-MIB in questo mese di settembre è arrivato a toccare la poco invidiabile performance rispetto ad inizio anno di -34%.

Casella di testo: Nessuno ha la sfera di cristallo. Le opinioni e le previsioni di questo report derivano dall’applicazione di tecniche di analisi e dall’esperienza diretta dell’autore. Si garantisce  scrupolo ed indipendenza nelle analisi. L’esattezza delle previsioni non può garantirla nessuno. Già questo basterebbe a deprimere il morale dei piccoli risparmiatori e dei possessori di Fondi di investimento, ma per completare l’opera, l’insieme di questi fatti e di altri che tralascio per motivi di spazio, ha costretto il governo, che già in luglio ci aveva presentato l’antipasto con quella che doveva essere una manovra per “fare la manutenzione al bilancio”, di affibbiarci la ben più significativa e tragica stangata estiva dalle mille versioni, per “raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013”. Il costo complessivo per il contribuente italiano è di ulteriori 59 miliardi, circa mille euro a persona, tra tagli alle spese (pochi) ed aumenti di tasse (circa l’80% della manovra). Il salasso è stato imposto dalla BCE in cambio dell’acquisto di nostri titoli sul mercato per calmierare un po’ i rendimenti. E’ ipotizzabile che se non avessimo accettato il diktat ora staremmo a raccontare dell’Italia che ha raggiunto lo spread del Portogallo, invece di limitarci a segnalare che ha superato quello della Spagna, tanto presa in giro fino alla primavera da quelle aquile che sono i nostri ministri.

Credo sia opportuno fare qualche rapida valutazione degli eventi e disegnare un possibile percorso futuro, dato che è sempre più frequente la domanda se falliremo come la Grecia oppure no.

 

IL RE NUDO

Diciamo innanzitutto che quel che è capitato in estate ha fatto piazza pulita di molti luoghi comuni che ci sono stati propinati per anni non solo dai troppi Minzolini esistenti, ma anche dalla stampa “non allineata”.

La crisi non era “finita” e non ne eravamo usciti “meglio di altri”. I conti non erano “in ordine” o “in sicurezza” come ha sempre dichiarato stizzito il ministro Tremonti con quel suo antipatico tono da “primo della classe che disprezza i compagni”.

Impietosamente i mercati hanno reso evidente che con un rapporto debito/PIL a quota 120% i conti non sono affatto a posto, così come non è affatto segno di grande virtù, dal 2007 al 2011, l’essere passati dal 108% al 120% quando la Germania è passata dal 60% all’87% e gli USA dal 68% al 100%. In questo caso il male comune bon è affatto un mezzo gaudio, poiché a loro aggrava una situazione che prima era sostenibile, mentre per noi fa diventare insostenibile una situazione che ra già ai limiti. Germania ed USA sono due colossi che raccolgono di fatto, a torto o a ragione, la fiducia degli investitori mondiali e proprio il fatto che anche loro, per stimolare (inutilmente o quasi) l’economia e per salvare le banche dal fallimento (anche qui inutilmente o quasi, perché ora siamo di nuovo a discutere di banche che potrebbero fallire e di nuove misure di salvataggio) abbiano enormemente aumentato le loro emissioni di titoli pubblici, ha spinto molti investitori a ridurre le posizioni sui titoli dei paesi che non hanno la credibilità di questi colossi, provocando sul mercato una impietosa “selezione naturale” degli emittenti ed il decollo dei tassi a carico di quelli ritenuti “più rischiosi”.

Tutto ciò non è capitato, come ci sta raccontando il nostro governo, come un fulmine a ciel sereno, né per colpa della perfida speculazione, che non viene definita comunista solo perché abita a Londra e New York. Era invece ipotizzabile fin dal 2009, una volta verificato l’andazzo di scaricare l’allegro buco nero dei titoli tossici bancari sui bilanci pubblici. Io stesso, nel mio piccolo, lo avevo chiaramente anticipato fin dal settembre 2009 (http://borsaprof.it/commenti_analisi.asp?id=518 ).

La speculazione certamente c’è, e contribuisce a far precipitare le situazioni traballanti. Ma la speculazione utilizza tipicamente modalità predatorie, calcolando il rischio, come le iene nella giungla. Pertanto si accanisce sulle prede deboli o ferite, e non rincorre certo quelle che possono sottrarsi facilmente o possono infliggere danni. Se la speculazione ha scelto di attaccare l’Italia e non altri paesi, è perché noi siamo diventati una preda più facile delle altre e prestiamo il fianco ai suoi attacchi. Tutto ciò è successo a causa di errori di politica economica, commessi dal governo. L’indecisione che per anni ha cullato gli italiani nell’illusione di stare nella crisi meglio degli altri ha generato la stagnazione della nostra crescita, che ora ci viene imputata come il principale ostacolo alla nostra capacità di onorare il debito. Il continuo aumento della spesa pubblica anche in momenti di bassi tassi di interesse ha gettato al vento la possibilità di incidere sulle cause strutturali del nostro disavanzo.

Ma ciò che ha fatto traboccare definitivamente il vaso è la devastazione morale che le inchieste giudiziarie stanno rendendo pubblica. La corte di escort, sfruttatori, faccendieri, ricattatori e persino cocainomani che ha circondato il nostro premier, un cupio dissolvi della moralità pubblica che stupisce il mondo intero, ha assestato alla credibilità del nostro paese il colpo definitivo, facendo capire al mondo intero non solo il peso che “la casta” dei politici, con i loro innumerevoli privilegi, ha sul bilancio pubblico, ma anche la vera essenza del sistema di potere berlusconiano, cioè la sistematica trasformazione dell’interesse e dei vizi privati in interesse pubblico, a spese della collettività. L’immagine dell’Italia è diventata quella di un paese spolpato da squali e caimani, incapace di liberarsi dalla loro morsa, che continua a subire ed a pagare le inefficienze e le distrazioni del suo “premier a tempo perso”.

 

 

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